15/08/07

IL CASTELLO DI ANDRAZ

Andraz era il castello più meridionale del Tirolo e apparteneva al principe-vescovo di Bressanone.
Si trova poco più a nord alle miniere di Selva di Cadore: le miniere del Fursil, da dove si estraeva metallo per lame da spada.
Il suo feudatario più importante fu Guadagnino Avoscano che prese il titolo di signore dell’ Alto Agordino, fu amico e alleato di Cangrande della Scala, signore di Verona.
Il suo ospite più illustre fu senza dubbio Nicolò Cusano, filosofo e umanista famoso, ma anche principe vescovo di Bressanone; egli si difese rinchiudendosi nel castello quando venne in contrasto con il conte del Tirolo.
Nel 1850 circa il suo ultimo proprietario smontò il tetto ed in questo modo dimostrò che il castello non esisteva più. Ebbe quindi il diritto di non pagare le tasse sulla proprietà e se ne andò ad abitare altrove.
Oggi rimane un imponente rudere con una alta muraglia spessa 180 centimetri.

LE MINIERE DELL’AGORDINO

















Agordo fu conosciuto fino dall’antichità per le sue miniere di ferro, rame e argento. Nel 1840 le miniere fornivano 4000 quintali di rame, 6000 di vetriolo e 400 di zolfo. Vi lavoravano 475 operai e 275 minatori. Risalendo l’Agordino vi era poi la antica miniera del Fursil (presso Selva di Cadore) che dava un ferro pregiato adatto alla costruzione di spade. L’imperatore Federico Barbarossa si interessò al possesso della miniera già nel 1177. Nei secoli successivi la miniera fu contesa tra il Principe Vescovo di Bressanone, il Conte del Tirolo, il Patriarca di Aquileia e la Repubblica di Venezia. Il ferro del Fursil veniva in gran parte lavorato a Belluno. Nel XVII secolo le fucine bellunesi producevano 25000 spade all’anno. Queste spade venivano in parte usate da Venezia; una buona quantità veniva poi vendute a stati stranieri. Si conoscono contratti con mercanti inglesi. Lo sfruttamento della miniera del Fursil cessò nel 1753 per l’esaurimento del filone principale.

CANDATEN: OSPIZIO PER I VIAGGIATORI DI ALTRI TEMPI
















Le prime testimonianze dell’esistenza dell’ospizio di Candaten risalgono al 1194 e al 1208 (il tempo delle crociate) ma è negli anni 1376 e 1381 che il duca d’Austria Leopoldo d’Asburgo scendendo a difendere il bellunese dagli attacchi di Venezia, accordò all’ospizio privilegi, esenzioni e protezione.
Il fabbricato principale rientra nelle tipologie delle case rurali bellunesi, con porticati al pian terreno e loggiato al piano superiore. All’inizio del fabbricato principale è la piccola e antica chiesa di San Giacomo. Oltre l’ospizio la strada prosegue verso nord ed entra nel distretto di Agordo e quindi nel Tirolo.

IL CADORE E LA REGINA MARGHERITA

















La regina Margherita a Perarolo di Cadore nel 1881.

Alla regina Margherita di Savoia che, nel 1878 era stata consigliata dai medici di soggiornare in montagna, il Cadore parve una buona idea. L’otto agosto 1881 la regina e il principe Vittorio Emanuele giunsero a villa Lazzaris-Costantini a Perarolo in carrozza con un seguito di circa 100 persone. Di queste, una sessantina (dame, cavalieri, personale di servizio e di scuderia) alloggiò in villa con la regina e con il principe.
Villa Lazzaris-Costantini venne ampliata verso la metà del 1800 collegando edifici esistenti, ornati con coloratissime decorazioni. Vi era inoltre un giardino con vialetti, scalinate, panchine in pietra, completato da una serra e da una torretta belvedere.
Durante la villeggiatura, la regina effettuò molte escursioni quasi sempre in carrozza a 4 cavalli. L’otto settembre si portò a Belluno che era addobbata da stendardi e ghirlande.
La regina volle ritornare per la villeggiatura anche l’anno successivo.
Oggi la villa è sede del municipio di Perarolo.

La regina Margherita a Misurina nel 1900.
Il “Grande Albergo Misurina” era stato inaugurato nel 1899. Aveva 120 stanze più le sale da pranzo, sale per la conversazione, per la musica, per il bagno. Alle pareti vi erano grandi dipinti di feste e vedute di Venezia. La regina Margherita giunse a Misurina il 22 agosto 1900 occupando con il suo seguito tutto il primo piano. Il 30 agosto durante una passeggiata si recò al passo Tre Croci e scese a Cortina. Da quell’anno l’albergo divenne un riferimento di grande moda e ospitò molti personaggi famosi, prendendo il nome di Grand’Hotel Savoia. Attualmente l’edificio è stato trasformato in un istituto per curare l’asma infantile, ma conserva intatto il piano terreno, con i dipinti originali.

IL CASTELLO DI ZUMELLE

-V/VI secolo: il complesso fortificato ha origine da una torre romana di segnalazione di difesa da fossati e palizzate.
-VII secolo: fondazione del castello da parte di Genserico, maestro di palazzo della regina Amalasunta, figlia di Teodorico. Genserico ebbe due gemelli da qui venne il nome di
Castello dei Gemelli e poi Castello di Zumelle.
-VIII/XI secolo: Lotte per la supremazia nella Valbelluna: Feltre contro Zumelle contro Casteldardo. Al centro la leggenda della bella Atleta da Casteldardo, promessa sposa ad Azzo di Feltre e rapita da Murcimiro di Zumelle. Finalmente il re dei Longobardi interviene ponendo fine alle lotte.
-1150/1337: Il castello entra a far parte del vasto dominio dei conti Da Camino. Questo è il periodo di massimo splendore del castello.
-1404: Venezia conquista il bellunese e prende possesso anche della Contea di Zumelle concedendola ai conti Zorzi.

L’odierno castello è solo una parte limitata dell’antica e potente fortificazione che nel XII secolo comprendeva 4 cerchi di mura, 2 fossati e almeno 3 torri.

I FORTI DEL CADORE














A partire dal 1866, per 50 anni, il Cadore venne munito di forti che costituivano un sistema difensivo destinato a bloccare qualsiasi offensiva nemica proveniente dall’Austria. Queste difese erano in grado di resistere a lungo anche in caso di accerchiamento totale. Durante la prima guerra mondiale (1915-18) sembrò improvvisamente che i forti dovessero entrare in funzione.
Il 24 ottobre 1917 gli austriaci sfondarono le difese italiane a Caporetto. Certo la decisione di entrare in funzione in modo organico con i forti del Cadore avrebbe consentito il ripiegamento regolare delle divisioni in fuga dalla Carnia e dal Friuli oltreché delle truppe dell'armata schierata oltre Misurina.
I 14 forti del Cadore potevano contare su un totale di 88 cannoni corazzati di grande potenza spesso montati su cupole girevoli (con capacità di colpire bersagli a circa 30 Km di distanza).
Il 3 novembre il generale comandante Nicolis di Robiland diede ordine di resistere ai soli forti Monte Rite e Monte Tudaio. Tuttavia non vi era stato un completo accordo con il generale Cadorna e gli ordini giunsero in modo confuso senza un piano preciso. Per questo motivo la truppa disorientata da ordini incerti, dopo una debole resistenza abbandonò i forti ritirandosi.
Il mancato uso dei forti consenti agli austriaci di avanzare con grande velocità, di fare migliaia di prigionieri. I forti vennero fatti saltare nell’ottobre del 1918 prima di essere abbandonati dagli Austriaci, in occasione della grande offensiva italiana.

A BELLUNO: VILLA MIARI FULCIS














Le origini
Nel 1248 quando Ezzelino da Romano tenta di assalire il castello e la città di Belluno, Alessandro Miari compare tra i difensori della città. Da allora la presenza della nobile famiglia è documentata con continuità a Belluno, sempre in primo piano nelle scelte importanti e sempre con ruoli da protagonista. Nel 1404 è Bartolomeo Miari a battersi in favore di Venezia e a piantare lo stendardo di San Marco sul ponte levatoio del castello di Belluno. Nel 1509 (durante la guerra Cambrica) i Miari giurarono fedeltà all’imperatore Massimilano d’Asburgo che combatteva Venezia. Il potere raggiunto dalla famiglia è ben testimoniato dalla presenza sul territorio di 8 ville Miari.
Descrizione
La grande villa di Modolo (Castion, Belluno) risale, nelle parti più antiche, al 1644. Alla costituzione originaria seguirono importanti interventi di ampliamento ed abbellimento nel secolo XVIII, tanto che è considerata “uno dei maggiori esempi di villa perfettamente inserito nella tradizione dei più significativi modelli veneti”.
I conti Miari
1391: Andrea Miari riceve in dono da Gian Galeazro Visconti il castello di Zumelle.
1383-1412: Clemente Miari scrive i suoi diari che ci fanno conoscere i particolari del primo ingresso dei Veneziani a Belluno nel 1404. Clemente ricevette titoli nobiliari da Leopoldo III d’Asburgo duca d’Austria.
1412: Giovan Antono Miari è conte di palazzo dell’imperatore Sigismondo d’Ungheria.
1617: Benedetto Miari introduce l’uso di grano turco nel bellunese.
1815: Antonio Miari cavaliere dell’Ordine di Malta, diviene ministro plenipotenziario per il suo ordine al congresso di Vienna. Poco dopo viene nominato ciambellano dell’imperatore.
1815: Andrea Miari ottiene l’ordine nobiliare (austriaco) della corona di ferro.
1843: Florio Miari scrive una importante storia di Belluno.

SANTUARIO DEI SANTI VITTORE E CORONA

Le alture a valle (sud) di Feltre hanno un unico passaggio che, fino dal medioevo fu munito di difese e di una “Chiusa Forte” per controllare l’accesso alla città a chi proveniva dalla pianura veneta. Sopra la chiusa, in posizione dominante fu fondato un santuario fortificato destinato a contenere le reliquie di san Vittore e di santa Corona. Era l’anno 1096. Sovrastava il santuario una rocchetta con funzioni di avvistamento e di segnalazione. Importante per questioni militari e religiose, il santuario venne visitato dall’imperatore Carlo IV di Boemia nell’anno 1355 (come ricorda una scritta gotica incisa a ricordo). Egli donò al santuario il suo mantello da imperatore. Quando Venezia conquistò il territorio mise fuori uso le difese militari. La struttura del santuario è in stile romanico con influenze bizantine. Gli affreschi interni sono datati tra il XII e il XVI secolo. Il santuario è stato recentemente insignito del titolo di “basilica minore”.

A FELTRE: VILLA PASOLE, BERTON, BONATO

















La villa si trova a Pedavena a 4 Km da Feltre sulla strada per il passo Croce d’Aune . Secondo la tradizione, a Pedavena vi era un castello di notevole importanza. Alla metà del secolo XIV la fortezza venne utilizzata dai nemici dell’imperatore Carlo IV di Boemia. Per questo il castello venne distrutto dalle truppe imperiali nel 1350. Alla metà del secolo XVII sui ruderi del castello la famiglia Pasole costruì la villa che oggi viene considerata la villa maggiore del Feltrino.
Davanti alla villa vi è un giardino ornato di statue. Ai bordi del giardino un caratteristico corso d’acqua artificiale (tipo fossato) dove si allevavano pesci (pescheria).

LA MURAGLIA DEL GIAU












Una lunga contesa sul confine tra la comunità di S.Vito e quella di Cortina d’Ampezzo culmina nel secolo XVIII, in una controversia internazionale. Infatti, quello era anche il confine tra il Cadore e il Tirolo e quindi tra la Serenissima e l’impero asburgico. Il possesso dei pascoli era un tempo questione di vita o di morte. I pascoli del Giau erano stati assegnati alla comunità di San Vito con sentenze a partire dal 1333. Tuttavia nel 1734 Cortina tornò a rivendicare il possesso di quel territorio presso il sovrano. Venne quindi interessata una commissione internazionale con pieni poteri che si riunì a Rovereto. La sentenza emessa in quella occasione fu favorevole alla comunità di San Vito e stabilì che si costruisse una muraglia da monte a monte, impedendo lo sconfinamento di animali. Questo divenne per qualche tempo anche il confine tra Cadore e Tirolo.
Ricordiamo le date in cui questa antica controversia venne sollevata e discussa provocando liti e disordini:

1331 1406 1443 1551 1553 1557 1578 1580 1645 1677 1687 1750.

La muraglia del Giau era alta cm 150 larga cm e 80 e lunga circa 2 Km. Il costo dell’opera fu stimato in quel tempo pari a 6.800 mucche.